mercoledì 4 luglio 2012

E forbice sia

Corrono le lancette verso venerdì, deadline annunciata dal governo per presentare il tanto discusso decreto sulla spending review. Le polemiche impazzano e i fronti di dissenso si moltiplicano. La decurtazione interesserà enti, province, sanità e soprattutto gli stipendi degli statali, nell’occhio del mirino del commissario Bondi.
 Il testo è ancora in bozza e si aprono i pronostici su proporzioni e cifre. L’unico dato certo è che super Mario, quello vero, dovrà risparmiare  4 miliardi entro fine anno e 8 entro il 2014 per evitare l’aumento dell’iva del 2%, che andrebbe a gravare ancor di più sulle tasche, quasi vuote, degli italiani. Lo sforzo quindi è decisivo e, se riuscirà, renderà la vita più facile ai prossimi inquilini di palazzo Chigi.
Le reazioni, politiche e sociali, son quelle di un Paese sconnesso e decisamente stufo dell’austerity. Compresibili tutti i malumori.  E’ giusto circoscrivere le affilate lame della forbice a quei settori dove gli sprechi sono assurdi e sotto gli occhi di tutti, e c’è l’imbarazzo della scelta. Auspichiamo invece un occhio di riguardo per sanità, università e welfare. Ma il punto è, in attesa di criticare o elogiare la manovra (visto che fin ora ci son solo ipotesi) perché mai si dovrebbe indire uno sciopero generale contro tutto questo?
Siamo a questo punto perché negli anni '80-'90 gli organici dei ministeri triplicarono per i favori di politici e compagnia. Il proliferare di enti, consiglieri, province e comuni ha causato un aumento della spesa pubblica indignoso, accompagnato da costi della politica e di apparati circostanti sempre più onerosi. Questo ci ha fatto guadagnare opinabili primati: il Paese europeo con maggiore spesa pubblica, il maggior numero proporzionale di parlamentari per popolazione, il maggior numero di auto blù .. e la lista è ancora lunga.
I privilegi di tutto il settore pubblico sono la causa di un sistema al collasso, di un' Italia dove all’aumentare vertiginoso delle tasse corrisponde una diminuzione dei servizi e della loro qualità. Perché? La risposta è semplice: tra chi paga e chi spende c’è una voragine di spesa ingiustificata e inefficiente.  
L’Italia è messa male, malissimo. Monti fa la trottola tra Bruxelles e Francoforte per elemosinare credibilità e promettere rigore per evitare il collasso. Le sue capacità di negoziazione hanno dato ottimi frutti, tanto da convincere la rigida Angela a chiudere un occhio sugli eurobonds. Quindi dobbiamo aspettare, avere fiducia, pretendere questi tagli ed esigere che siano anche più rigidi di quanto annunciato.
Se i sindacati son solo capaci a difendere gli interessi di chi un lavoro ce l’ha già, di chi la pensione l’ha maturata, di chi il posto pubblico lo vuole per diritto e non per merito, io credo che dovremmo tutti indignarci.
Questo non è il momento delle polemiche, questo non è il momento delle uscite da bisca in Parlamento (vedi intervento deputato Idv http://www.youtube.com/watch?v=ogmCxaTvb4k).
Questo è il momento della serietà che si richiede a tutti quelli che con la scusa di tutelare “i deboli” mirano al mantenimento di tutto questo schifo. 
Se poi super Mario ce la farà..questa è un'altra storia.

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