venerdì 1 giugno 2012

Finanziamento pubblico ai partiti, il punto

Con il post Finanziamento pubblico ai partiti: Si/No ci eravamo già occupati della tematica, riflettendo su cosa significa esattamente smettere o continuare a finanziarli.
Alla Camera prosegue il dibattito su quella che dovrebbe essere una riforma di tale status ma che in realtà è un remake bello e buono di quello che gli italiani bocciarono nel '93.
Lo scandaloso assenteismo del primo giorno di discussione sulla proposta di legge atta a modificare l'attuale sistema di finanziamento (http://www.youtube.com/watch?v=eZsUCJvsNaA) ha infiammato ancor di più la polemica.
Il 22 maggio si è finalmente palesato in aula qualche rappresentante ed il provvedimento è stato discusso. Ecco i punti salienti:
- bocciati gli emendamenti della Lega per l'abrogazione definitiva dei rimborsi pubblici in tutte le loro forme
- bocciata la proposta Idv per destinare l'ultima tranche dei rimborsi di questa legislatura ai lavoratori esodati
- bocciato l'emendamento Idv per le liste pulite (presentare alle elezioni solo soggetti senza accuse o processi pendenti a carico)
- aprovata la decutazione  dei finanziamenti, si passa da 182 milioni a 91 milioni (erogati al 70% come rimborso spese e al 30% come cofinanziamento)
- approvato l'emendamento Pd per le quote rosa. I rimborsi verranno decurati del 5% se non si rispetta un'adeguata rappresentanza femminile nel partito
- nel testo è previsto che i rimborsi possano essere ricevuti solo dai partiti aventi uno statuto, quindi i grllini per ora sono fuori. Tale articolo non ha avuto proposte di emendamento da parte dei parlamentari

Facendo il punto sull'andamento delle discussioni, possiamo constatare che non è in corso una radicale modifica al sistema attuale di finanziamento. Si procederà ad una decurtazione, ma essenzialmente la logica dei rimborsi resta la medesima.
Il Pd sostiene che è pura demagogia l'ipotesi di far scomparire i rimborsi, Lega e affini invece parlano di un doveroso gesto in risposta alle scandalose vicende degli ultimi mesi.
Ironia della sorte però, le due facce di questa polemica sono i diretti protagonisti del magna-magna sotto accusa.

1 commento:

  1. Mi trovo a dover fare l'avvocato del Diavolo: il PD certifica i propri bilanci attraverso una società di revisione esterna. Il magna-magna a cui ti riferisci riguarda semmai la gestione della Margherita, che si è costituita in fondazione per gestire il patrimonio (finanziamenti compresi) in vista della costituzione del Partito Democratico, Lusi era tesoriere della Margherita e non del Pd. La gestione di quel patrimonio è stata senz'altro personalistica e con accenti quasi feudali, ma il problema resta.
    A mio parere l'impianto normativo dovrebbe avere una duplice azione:
    - dovrebbe regolamentare i rimborsi elettorali, secondo le spese effettivamente certificate (anche se ci vuole una certa attenzione, è molto semplice gonfiare le spese), entro un massimo di qualche frazione di euro per ogni voto valido effettivamente espresso al partito o lista,eventualmente ponendo un limite alle spese per la campagna elettorale;

    - dovrebbe regolamentare il finanziamento pubblico vero e proprio, stabilendo che forma e che obblighi statutari e di bilancio devono avere i partiti che vi ricorrono (è sempre utile il riferimento all'articolo 49 della costituzione,che individua nei partiti lo strumento per la partecipazione democratica alla vita politica del paese),anche riguardo alla democrazia interna e ai congressi, alla parità di sessi, al ricorso di strumenti di selezione delle candidature attraverso primarie, alla possibilità, modalità e misura di finanziamenti privati.

    Solo così si sgombra il campo dalla demagogia di chi vuole eliminare i finanziamenti, sottoponendo i partiti a un mercato lobbistico che non mi sembra la soluzione, e dall'ipocrisia di chiamare rimborsi i finanziamenti veri e propri.

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