lunedì 18 giugno 2012

Europa? Si, grazie

I Greci al voto per la seconda volta.
Vince il partito conservatore con un 30% che gli permetterà di formare un nuovo governo per rimettere in piedi il Paese.
Queste sono state elezioni cruciali, molto più delle scorse presidenziali francesi.
L’Europa, Merkel in prima fila, si aspettava una risposta sul dentro o fuori posto ai greci mesi fa. La risposta è arrivata e a dispetto dei catastrofisti, degli speculatori e degli antieuropeisti, il popolo greco ha scelto di essere salvato.
La strada sarà tutta in salita ovviamente. Il Paese deve far fronte ad un disavanzo che negli ultimi due hanni ha duplicato il PIL. Le iniezioni di liquidità concesse dall’Europa non sono servite a far ripartire il sistema produttivo. Bisognerà ripagare il debito non accanendosi sulla società, aumentare l’occupazione e non le tasse. I mercati e la Bce saranno i duri giudici di questo match tutto ancora da giocare, quindi è tutt’altro che conclusa la stagione dei sacrifici per il popolo ellenico.
Il sorpendente dato che emerge da queste elezioni, al di là dei numeri e delle polemiche, è che i greci hanno scelto l’Europa.
In un momento dove il Paese è in ginocchio e l’opposizione ha utilizzato l'europeismo come capro espiatorio della catastrofe, il popolo greco ha creduto ancora in quel progetto dei lontai anni cinquanta che li ha portati fino a qui.
La solitudine fa paura, gli Stati nazionali con il miraggio dell’autarchia hanno il sapore di fallimento, riportano la memoria a quei decenni tra la  prima e la seconda guerra mondiale; ed ecco allora che l’ipotesi di salvarsi da soli non convince nemmeno una nazione martoriata dalla crisi.
Si sceglie di essere sotto l’occhio del mirino dei “grandi” piuttosto che scomparire dall’agenda, senza sacrifici forse, ma con un sistema che non può riprendersi da solo.
E questo barlume di ritrovata fiducia ha fatto almeno calmare i mercati per un giorno e forse anche Obama. L’Euro non è morto, l’Europa non è un lontano ricordo.
Bisogna lavorare per uscire fuori da questa crisi e forse riflettere sul secondo passo che questa Unione Monetaria deve fare: unire le politiche fiscali.
La Gracia ha dato il suo implicito Si, ora tocca a Bruxelles.

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