lunedì 21 ottobre 2013

Fatti&Misfatti


La crisi c’è,  si vede, si sente ma soprattutto si parla.

Nelle mie innumerevoli corse in taxi per/da l’aeroporto approfitto sempre di ottime chiacchiere in compagnia dei tassisti romani, inesauribile e genuina fonte di informazione.
Ognuno di loro ha sempre qualcosa da raccontare e nei lunghi tragitti, aumentando il tempo aumenta anche la profondità delle discussioni.
Nel giro di pochi giorni mi son trovata a far due lunghe tratte in loro compagnia. 

Il primo tassista, uomo di mezza età, simpatico, romanissimo ed ex dipendente Alitalia (equipaggio a terra); la seconda era donna, cicciottina, simpatica e sulla trentacinquina.
Molto diversi come temperamento, parlantina e stile di guida ma in un men che non si dica dal parlare del tempo siamo passati ai discorsi seri, quelli che aimé tormentano tutta la nostra Italia.
Disoccupazione, sprechi, tasse, caos burocratico gli ovvi argomenti toccati ed entrambi con estrema amarezza mi hanno raccontato delle loro difficoltà a mantenere i figli ed arrivare a fine mese visto l’incredibile aumento del peso fiscale anche sulla loro categoria.
Purtroppo io, che rappresento la generazione più  colpita da questa crisi, non facevo che annuire e accodarmi alle loro polemiche. Non ne so molto di taxi ma capisco e condivido le loro preoccupazioni.

La cosa curiosa arriva in un secondo momento, entrambi chi per esperienza diretta chi per amicizie nel settore, mi raccontano gli scandali che hanno vissuto in prima persona in Alitalia e visto che è notizia di questi giorni la ricapitalizzazione, quale miglior spunto per  deliziarmi con le loro storie.

Mi racconta il primo di come fu assunto negli anni 80: conosceva il sottosegretario ai trasporti dell’epoca. Per lui, da poco diplomato, l’ingresso con contratto a tempo indeterminato fu cosa immediata e si ritrovò a 20 anni con un ottimo stipendio senza aver nemmeno fatto un vero colloquio.
 Il bello arriva dopo, lui si aspettava che nonostante la spintarella avrebbe avuto comunque del lavoro da fare e invece venne piazzato nell’ufficio delle registrazioni dei ticket ristorante dove aveva quattro pratiche al giorno da registrare da dividere con altri cinque colleghi. Risultato: le otto ore di lavoro erano trascorse al bar, nel terminale con il cortile fumatori e a chiacchierare.
Si licenziò dopo due anni perché prese coraggio e si accorse che se avesse continuato così gli si sarebbe atrofizzato il cervello. Oggi è un tassista, mantiene 3 figli a fatica ma ha di certo molto da fare a sua detta.

Lei, la tassita del ritorno, ha una sua cara amica in Alitalia, servizi Cargo. Anche lei entrata alla fine degli anni 80, quando l’azienda assunse il triplo dell’organico necessario.
La sua amica fino a cinque anni fa veniva presa da una navetta Alitalia che andava a prendere tutti i dipendenti a terra. Poi con l’arrivo della CAI almeno questo servizio si è tagliato. Entrò all’epoca con contratto a tempo indeterminato ed ancora oggi gode, navetta a parte, di enormi privilegi contrattuali. Non mi ha dato dettagli sulla sua posizione ma la tassista mi riferisce con tono indignato che l’amica si permette ancora di lamentarsi.
Oltre alle esperienze raccontate mi è stato detto da entrambi, nella fase flusso di coscienza, che in quegli anni l’Alitalia era il collocamento di tutto il Paese e conoscendo qualcuno dal municipio al Quirinale si entrava.

Ci stupiamo dunque che l’Alitalia abbia un buco di miliardi insanabile anche dopo la nuova era?
Ci stupiamo che questi enormi privilegi che godono i dipendenti siano la causa dell’arrancaggio dell’intera azienda?
La cosa però di cui mi stupisco è che i loro sindacati si permettano ancora di scioperare.

Non penso che valga per tutti questa inaccetabile verità, certamente ci saranno persone preparate e lavoratrici che fanno il loro dovere. Il punto però è che se moltiplichiamo questa inefficienza ai Ministeri/alle agenzie/ alle aziende statali ed ex statali tutto si spiega.
Si spiega la disoccupazione giovanile, i buchi, le tasse che non bastano mai e chi più ne ha più ne metta.

Cito le parole veraci della tassista numero 2: “Avete magnato fino a mo, se è il caso di andarvene mo ve ne annate”.

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